Romantici lupi mannari
Piccola sorta di introduzione alla
musica dei Sonata Arctica, band finlandese che ci regala da anni tanti piccoli
paranormal romance...
Lui a lei piace proprio tanto, e si accanisce a cercarlo in quell'unica notte in cui dovrebbe invece scappare, perché quello che non sa è che, con la
luna piena, il suo amato acquista tutt'altre sembianze.
Queste più o meno le premesse di “Fullmoon”, probabilmente il brano più
celebre dei Sonata Arctica, band finlandese che dal 1999 ha all'attivo sei* studio album e milioni di copie vedute in tutto il mondo. Dal power metal delle
origini, hanno attraversato il progressive e il sympohonic, per stabilirsi in
un territorio che potrebbe essere definito semplicemente ‘rock melodico’, pur
se arricchito da armonie e suggestioni folk di indubbio fascino.
I brani dei Sonata Arctica (composti in prevalenza dal cantante Tony
Kakko) si configurano per la maggior parte come tanti piccoli paranormal
romance con protagonisti lupi mannari, alieni, maghi, streghe e cavalieri
d’altri tempi e, considerato il fatto che si tratta in definitiva di una band
metal di musicisti molto validi, non stupirà che il loro pubblico sia composto
in maniera equilibrata da uomini e donne delle età più disparate.
Dal Re che darebbe via il suo Regno per un cuore - ma il cuore non ce
l’ha - di “Kingdom for a heart”, al soldato che torna dall'amata ‘replicato’,
col cuore d’acciaio e la mente cancellata, della celeberrima “Replica”,
passando per il licantropo di “Fullmoon”, il primo album (“Ecliptica”, 1999),
si configura come una raccolta di racconti, mentre già dal secondo album
(“Silence”, 2001), con il brano “The end of this chapter”, incontriamo il primo
capitolo di una saga che attraverserà tutti i dischi fino al più recente “The
days of Grays” (2009), ovvero quella del tenebroso stalker che ritroveremo
anche in “Don’t say a word”, da “Reckoning Night”, del 2004, in “Caleb”, da
“Unia”, del 2007 - sorta di prequel - e infine in “Juliet”, nell’ultimo... non
proprio un happy end sentimentale, ma sicuramente happy per la protagonista
della storia.
C’è poi lo sfortunato cavaliere trasformato in cigno che cerca qualcuno a
cui rubare l’anima per salvarsi di “Fly with the black swan”, sempre da “Unia”
(“sogni”, in finlandese), ma il suo cammino si incrocia con quello di una donna
simile a colei di cui un tempo era innamorato; amori storici, degli anni in cui
gli uomini partivano in cerca di fortuna, lasciando a casa le giovani spose con
cui restavano in contatto epistolare: “Dopo quaranta giorni di lavoro e notti
insonni/le vele vennero illuminate dalle luci di Boston./Ed eccoci./Giù dalla
nave!/Verso l’avventura, quella che deciderà per le nostre vite” (da “Flag in
the ground”, in “The days of grays”); non mancano poi gli amori condannati al
rogo di streghe e stregoni all’epoca dell’Inquisizione: “Ricordi come mi hai
raccontato/che i tuoi congiunti sono diversi, in quel giorno di sole?/Mi hai
fatto sorridere,/perché stavo per dirti la stessa cosa.” (dalla suite
“Deathaura”, sempre in “The days of Grays”). «“Deathaura” è stata
ispirata da un articolo su una strega bruciata al rogo che ho letto sul
National Geographic» mi ha rivelato Tony nel corso di un intervista da
me condotta nel luglio del 2010 e che potete leggere per intero su Horror
Magazine all’URL: www.horrormagazine.it/rubriche/5146. «Succede ancora
oggi, perlopiù solo in modi più sottili. Ma ancora, pure i media del mondo
moderno bruciano e uccidono la gente. Prendiamo per esempio la Principessa
Diana. I media l’hanno torturata, e infine uccisa.»
Eros e Thanatos sembrano andare di pari passo nelle storie dei Sonata
Arctica e, del resto, uno dei loro brani più famosi, “Blinded No More”,
recita: “L’amore è una piccola morte fra
due vite”. Ma se alcune storie appaiono tragiche e oscure, altre si risolvono
in modo più fiabesco o hanno comunque l’incedere sia a livello testuale che
musicale di un racconto fantasy, come “No dream can heal a broken heart”, in
cui la voce femminile pare voler spingere verso il cuore, con “baci avvelenati”,
il disilluso protagonista che vorrebbe lasciarsi guidare dalla mente e dai
sogni
Il brano al cui ascolto inviterei chi non conoscesse i Sonata Arctica
s’intitola “Broken” (da “Winterheart’s Guild, del 2003). È una storia di
fantascienza che, per stessa ammissione di Tony Kakko, è vagamente ispirata
alle vicende sentimentali che abbiamo amato in serie televisive quali “Roswell”
o “X-Files”: “C’era la rugiada nel campo dove ti incontrai./Ero congelato da un
anno, non avrei potuto farcela”; e, se il segreto qui non è più quello di cosa
potrebbe diventare il protagonista con la luna piena, è ovvio a cosa si
riferisce l’uomo caduto dal cielo nei versi: “Mi conosci davvero? Potrei essere
un Dio”, oppure “Imparerò a essere uno di voi un giorno?”, mentre la musica
scorre ossessiva e sognante al tempo stesso, fino a lanciarsi nel finale
aggressivo: “Non sono un angelo./Il Paradiso è chiuso, l’Inferno è al
completo./Così cammino sulla Terra, dietro le quinte, nascosto a tutti” per poi
chiudersi su un intermezzo tastieristico che richiama celebri colonne sonore
Sci-Fi.
Ma, in fondo, al di là delle tenebre e della magia, quello che interessa
alle lettrici di Romance Magazine è la forza che sta alla base di tutto questo: «La magia può capitare pure nella vita quotidiana. Anche senza avere
nulla a che fare con la stregoneria, in realtà» mi ha detto Tony. «L’amore, per esempio.»
Ho avuto il piacere di assistere allo show che i Sonata
Arctica hanno tenuto all’Alactraz di Milano lo scorso 27 febbraio, nonché di
incontrarli nel backstage e di condurre una breve intervista con un paio di
loro. Vi lascio alcuni stralci del report che potete leggere per intero
all’URL: www.horrormagazine.it/rubriche/5710
“Ho sempre creduto di
aver commesso una follia a ritrovarmi a quindici anni alle 9 di mattina
davanti allo stadio di Firenze per i Duran Duran, ma pare che per l’atteso
show dei Sonata Arctica all’Alcatraz di Milano lo scorso 27 febbraio (sold
out da mesi) la fila sia iniziata intorno alle 7. L’amico Lukas Jörg Müller
dei Cruel Device è arrivato all’una con i Labyrinth (che insieme ai 4th
Dimension hanno aperto... sì, lo so, è bizzarra l’idea dei Labyrinth come
supporter) e mi ha riportato che c’era già un centinaio di persone; quando
hanno aperto i cancelli si trovava al bar con un membro della sicurezza che
ha sbottato: “Come fanno quelli a correre così che sono qui dalle 4 del
mattino?” Ebbene sì, “quelli che correvano” erano arrivati alla chiusura
della discoteca del sabato.
Detto questo mi schermo
con ogni formula magica possibile prima di dire che sono entrata direttamente
nel backstage alle 19.30 con l’omaggio della Live Nation e il pass della
Continental Concerts, dato che Gerrit, il simpaticissimo, disponibilissimo ma
soprattutto altissimo tour manager dei Sonata Arctica, mi aveva programmato
una mini intervista per le 19.45...”
...
“Devo ammettere che
quando Tony Kakko mi ha rivolto un sorriso alla Vivident Xylit (avete
presente quella storia dei denti dei finlandesi?), ho sperato per un paio di
secondi che la sua mandibola si scardinasse mostrando le zanne, le sue unghie
iniziassero a scoppiettare allungandosi e il pelo gli spuntasse irto lungo la
spina dorsale.
Purtroppo era luna
calante e mi ha detto solo: - Ciao!”
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DISCOGRAFIA
Album
1999
- Ecliptica
2001
- Silence
2002
- Songs of Silence (live)
2003 - Takatalvi (EP)
2003 - Winterheart's Guild
2004
- Reckoning Night
2006
- For the Sake of Revenge (live)
2007 - Unia
2008 - Silence (rimasterizzazione
con inediti - 2008)
2008 - Ecliptica (rimasterizzazione
con inediti - 2008)
2009 - The Days of Grays
DVD
2006
- For the Sake of Revenge
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* Dall'uscita del presente articolo, i Sonata Arctica hanno pubblicato un nuovo album, Stones Grow her Name, da me recensito all'indirizzo www.horrormagazine.it/6729
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