domenica 16 dicembre 2012

Mai, prima

Racconto contemporary romance originariamente comparso su "Romance Magazine 8/9", Delos Books, 2012 - 2° classificato al Premio Romance/i Romanzi Mondadori.

Carlo mi apparve alle spalle con un gridolino festoso e quasi mi fece imbrattare di caffè. I miei colleghi collezionarono una serie di sorrisini maliziosi e sulle loro teste scorsi fumetti investigativi in merito ai miei rapporti col famoso pornodivo che mi stava togliendo la tazzina di mano per sgocciolarsi il mio caffè.
– Non mi presenti i tuoi amici?
Era sempre imbarazzante sfondare i pregiudizi e spiegare che Carlo era un uomo colto e pieno di risorse. Fra noi non c’era mai stato nulla e, a dirla tutta, neanche mi attraeva più di tanto. Un buon amico e collaboratore. Forse meglio di alcune serpi che mi stavano circondando alla convention da quella mattina.
– Abbiamo firmato, dunque posso darvi l’anteprima – dissi. C’era di buono che i tre colleghi che si trovavano con me in quel momento non erano ascrivibili alle serpi. – Carlo dirigerà un film tratto da un mio racconto.
– Un fantasy, ovviamente. – La risatina del Giorgi stava quasi per farmi cambiare idea.
– Non un porno. – Ma feci bene a confidare nello spirito di Carlo. – Un erotico.
Qualche “ah” più o meno spontaneo si alzò dai tre, e mi chiesi se mi stessero invidiando o compatendo, tanto più che dal padiglione adiacente a quello in cui ci eravamo trovati per la presentazione dell’antologia, stavano sopraggiungendo alcuni ‘personaggi’ che attirarono l’attenzione dei miei compagni. Idea bizzarra ma simpatica quella di unire i due mondi all’interno della stessa manifestazione.
– E io ti presento il mio collega. – Seguii la direzione del braccio di Carlo, ma la calca non mi permise di capire a chi stesse gesticolando. – Volevo dire ex collega.
Poi misi a fuoco l’immagine che stava rispondendo al saluto di Carlo.
Diciamocelo, sapevo chi era, e mi sentii impacciata.
 – Lui è Dario. – Gli strinsi la mano, mentre Carlo continuava a blaterare. – Ho chiesto anche a lui di partecipare al progetto, ma ormai è fuori dal giro. – Batté una mano sulla spalla dell’amico e mi occultò la percezione di qualsiasi altra presenza. – Come va la tua nuova attività? – Poi si voltò verso di me. – Dario adesso lavora per uno studio grafico. Fa illustrazioni e-sa-ge-ra-te!
L’altro sembrò imbarazzato e il fatto mi divertì. – Bene. Sto anche studiando. – Poi si voltò verso un altro paio di persone alle sue spalle. – Noi pensavamo di farci una pizza più tardi, resti con noi?
– Sicuro – rispose Carlo, già osservandomi con curiosità. – Vieni anche tu?
– Io sarei un po’ stanca e...
– Sì – rispose senza finire di ascoltarmi. – Viene anche lei.
Lanciai un’occhiata ai colleghi che già si stavano defilando. Evidentemente non solo non avrebbero accettato l’invito, ma mi sarebbero stati grati se avessi potuto evitare di invitarli. Così li salutai, mentre gli altri si prendevano un aperitivo.
Con Dario c’era un uomo di mezza età e una nota diva amica di Carlo. Si misero a confabulare, mentre l’altro uomo sorseggiava un drink. Così, quando vidi che l’unico rimasto senza interlocutore era Dario, mi sentii sprofondare. – Così hai rifiutato l’ingaggio di Carlo – sbottai cercando un gancio qualunque.
– Già – replicò lui alzando una spalla. – Ormai ho altro a cui pensare. Però sono stato onorato dal suo invito, mi auguro vada per il meglio.
– E che ci fai qui oggi?
Aggrottò le sopracciglia e abbozzò un sorriso che mi incuriosì. – Sono qui come spettatore. – Ammiccò i tre alle sue spalle. – E volevo salutare qualche vecchio amico. – Poi si rabbuiò e mandò giù un sorso. – Gli altri per me sono morti.
Se voleva trovare un modo per farmi dimenticare qualsiasi abbozzo di conversazione c’era riuscito benissimo.
Fortuna che Carlo se ne uscì con una fragorosa risata e la distrazione che ne conseguì ci permise di arrivare alle macchine con qualche chiacchiera di convenienza.
– La porti tu? – Ma la perfida trovata di Carlo mi gelò. – In cinque non ci stiamo. – Ebbi la mistica sensazione, dallo sguardo che mi lanciò, che lo avesse fatto di proposito. Data la situazione, se proprio dovevamo dividerci, avrebbe potuto darmi lui il passaggio, e non l’amico semisconosciuto. Gli sembrava davvero il caso di combinare? Credeva che un tipo come me potesse interessare a quel surrogato di mitologia ellenica che mi stava aprendo lo sportello della macchina?
– Ci vediamo là – risposi a Carlo sottintendendo un ringhio che speravo tanto recepisse.
Il viaggio non fu breve quanto avrei sperato. Le curve non finivano mai. Non che mi dispiacesse, ecco. Ogni tanto mi voltavo per sbirciare quel profilo perfetto, il sorriso appena accennato e i capelli che scivolavano luminosi sulla giacca. Un attentato all’isteria.
– Hai mai scritto niente di illustrato? – mi chiese.
– Fumetti?
– No, in generale, anche roba per bambini.
Il pensiero di parlare con lui di illustrazioni per bambini mi fece scappare un sorrisetto che non gli sfuggì. Balbettai qualche scusa, e lo vidi sorridere nel tentativo di compiere una manovra. Mi sentivo una deficiente e probabilmente era quella l’impressione che stavo dando di me. Così tentai di rammendare il tutto con un: – No, non mi è mai capitato, ma se dovesse succedere per una collaborazione di questo tipo saresti disponibile? – Saresti disponibile? Dissimulare la voglia di sogghignare era diventato ormai impossibile, così mi lasciai andare a una catartica risata.
– A Carlo ho detto di no perché non mi va più di frequentare l’ambiente – mi rispose pacato, ma con una nota di disappunto. – Però una cosa del genere poterebbe essere divertente. – Tirò il freno a mano e mi lanciò un sorriso che mi fece avvampare. – Perché no?
La compagnia, la pizza e la birra allentarono la tensione e me lo fecero apprezzare per quello che si mostrava: un uomo cordiale e brillante. Più che passavano le ore, però, e più che lo vedevo anche come la cosa più bella che avessi mai incrociato in vita mia e lo scherzo di Carlo nel lasciarmi sola con lui mi aveva infuso strani pensieri che avrei voluto evitare, anche perché non ritenevo di avere la benché minima speranza di realizzarne almeno uno.
Sperai così che fosse Carlo a riaccompagnarmi alla macchina, di salutare Dario come se fosse l’ultima volta che ci vedevamo e di non scambiarci né contatti né baci.
Balle.
Così quando Carlo mise in atto il secondo tempo del suo stratagemma, mi sentii invadere da un esercito di farfalle. Non solo di quelle che si annidano nello stomaco, ma... dappertutto.
L’unico particolare che sgradii, perché diverso dai pronostici fantasticati, fu il bacio della buonanotte sulla guancia; dato che le gambe mi avevano ormai retto fino a quel punto, avrei preferito chiudere in bellezza, ma evidentemente le mie aspirazioni erano andate troppo in là.
– Appena arrivo a casa ti faccio richiesta su Facebook, così scuriosi fra i miei album di disegni.
La mia curiosità però era relazionata ad altri tipi di collezione che potevano riguardarlo, e la prima cosa che feci quando ripresi possesso del mio pc non fu esattamente aprire l’home page di Facebook.
Aggiornai l’antivirus e mi feci una cultura sul suo passato.
La cosa che mi lasciò senza fiato fu che, talvolta, da quanto era... bravo a recitare, non sembrava neppure che stesse facendo sesso. Lui faceva l’amore. Con tutte. Per quanto potesse apparire ridicolo, data la sua prorompente fisicità, spesso mi ritrovavo a osservarlo in volto più che altrove. Dispensava sesso, ma anche tenerezze. Quello che lui faceva fra le loro cosce era un bacio d’amore alla bocca della legittima fidanzata.
Eppure c’era qualcosa che non riuscivo a decifrare. Come il particolare sbagliato all’interno di una vignetta di un periodico di enigmistica.
Sfogata la mia voglia di stare con lui, aprii il social network e trovai la sua richiesta di amicizia. Scrutai i suoi gusti musicali, letterari e cinematografici e mi ritrovai a sbattere la testa nello schermo convinta di essere sempre più infatuata; così, all’apparire del suo messaggio privato, composi il numero di Carlo.
– Tornata sana e salva?
– Più o meno.
– Simpatico Dario, no?
– Più o meno.
– Ti sento monotona stasera.
– Lo hai fatto apposta, vero?
– Cosa?
– Potevi riaccompagnarmi tu.
– Lo trovi antipatico?
– Dai, hai capito benissimo.
– Se ti riferisci al fatto che ti mette in imbarazzo trovarti in un auto con un ex pornodivo dovresti sentirti ancora più in imbarazzo a trovatrici con un pornodivo.
– Non vorrei sembrare Mariangela Fantozzi che dice a Brad Pitt che le fa schifo, ma non sei il mio tipo.
– Perfetto. Ho sempre desiderato un’amica disinteressata.
– Falla finita!
– Ah! – E il suo risolino mi devastò. – Vuoi dire che ti intriga pure troppo?
Sbuffai. – Ma tu quanto lo conosci?
– Se vuoi sapere se vado a riferirgli qualcosa che mi hai detto, sappi che sono più in confidenza con te. Quando vi rivedete?
– Ecco, volevo appunto leggerti il pm che mi ha inviato. – Silenzio. – Ci sei?
– Sì-sì, stavo aspettando.
Mi schiarii la voce e presi a leggere: – Grazie per la piacevole serata. Era da molto tempo che non ne passavo una così. Se ti va dai una sbirciata ai miei album. Un bacio, Dario.
– Carino.
– Sì, ma non mi pare mi abbia chiesto di rivederci.
– E chiediglielo tu.
– Non lo farei mai.
– Devi essere più disinibita!
– Carlo!
– Ma una sbirciata l’hai data?
Balbettai. – D-dove?
– No! – E scoppiò a ridere. – Dimmi che hai sbirciato altro!
– Ma smettila!
– Però ti ha mandato un bacio.
– E basta.
– E ti ha anche detto che è stata una piacevole serata.
– Una carineria come un’altra per chiudere il discorso.
– Avrebbe anche potuto non scrivertelo.
– Sì, però...
– Ascolta, ti ho detto che ho sempre cercato un’amica disinteressata, non che voglio farmi le paranoie delle amiche.
– E allora che dovrei fare?
– Chiedigli di rivedervi! Hai il gancio dei disegni.
– Li posso vedere via Internet.
– Fai come ti pare, poi non venirmi a dire che ti stai mangiando le mani.
– Mi sembra un po’... – Non sapevo neppure io cosa avvertivo di sbagliato, ma provai a spiegarglielo: – Credo che lui sia più disinibito di me, se avesse voluto altro me lo avrebbe fatto capire.
– Forse pensa che non ti interessi.
– Che idiozia!
– Perché dai tutto per scontato?
– Non so, l’ho visto frenato. Sai se si è dato all’altra sponda? È impegnato? – Il silenzio all’altro capo mi preoccupò.
– Qualcosa c’è, ma non so se è questo a frenarlo.
– Cioè?
– Parlane con lui.
– Ora mi hai incuriosita e me lo dici!
– Meglio di no. – Il tono serio m’innervosì. Qualcosa che riguardava il suo passato? Il suo lavoro? Un amore tormentato? Stavo correndo troppo con la fantasia. Amore, sesso... per uno che mi aveva dato solo un bacio sulla guancia.
– D’accordo, ci sentiamo domani.
– Okay, però tienimi aggiornato.
Quando richiusi la comunicazione lessi e rilessi il pm di Dario, ma restò come le sue scene di sesso: intriso di quel particolare che non riuscivo decifrare.
Così attesi un po’ a rispondere: qualche commento vago ai disegni che erano effettivamente suggestivi. Se non altro aveva almeno un paio di talenti innati.
Il tutto restò su un piano impersonale, nessun accenno a incontri futuri; ma notai che anche se solo con brevi messaggi, trovava sempre un pretesto per scrivere.
Più che passavano i giorni e più che lo trovavo interessante e se talvolta ritardava nel farsi sentire, andavo in crisi.
Ormai ero stracotta e Carlo avrebbe dovuto aiutarmi in qualche modo.
Colse così l’occasione dell’inizio delle riprese del film per invitarci sul set insieme ai due compagni di pizzata. Solo un ritrovo fra amici, la curiosità di festeggiare l’inizio dell’avventura, ma l’elettricità che avvertii nell’aria quando me lo ritrovai davanti non mi aiutò.
Non gli ero indifferente e Carlo mi confermò l’impressione. Non fu dunque facile nel corso della pausa incamminarmi per i prati soleggiati che circondavano il set con lui al fianco.
Faceva caldo. Era vestito di chiaro, si era legato i capelli e teneva la giacca appoggiata sulla spalla, lanciando qualche calcio alla ghiaia. Credevo di conoscerlo ormai, ci sentivamo tutti i giorni, ma il ritrovarmelo accanto di persona mi metteva in difficoltà.
E il disagio aumentò quando dopo qualche chiacchiera di convenienza indossò l’espressione accigliata.
Ci fermammo in una piccola radura, mi si accoccolò accanto e compresi che era arrivato il fatidico momento del ‘però’.
Si appoggiò con una mano sull’erba e mi guardò negli occhi. – Se una sera ti chiedessi di uscire, accetteresti?
– Perché no?
– Io uscirei volentieri con te, mi piaci molto.
Dal modo in cui mi guardava pareva vero. Mancava ancora il ‘però’.
Volse lo sguardo, rabbuiato, e mi lasciò sospesa. – Volevo dirtelo prima che tu lo venga a sapere da qualcun altro. – Mi sentii gelare il sangue quando tornò a guardarmi, cupo. – Sono sieropositivo...

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