Racconto contemporary romance originariamente comparso su "Romance Magazine 8/9", Delos Books, 2012 - 2° classificato al Premio Romance/i Romanzi Mondadori.
Carlo mi apparve alle spalle
con un gridolino festoso e quasi mi fece imbrattare di caffè. I miei colleghi collezionarono
una serie di sorrisini maliziosi e sulle loro teste scorsi fumetti
investigativi in merito ai miei rapporti col famoso pornodivo che mi stava
togliendo la tazzina di mano per sgocciolarsi il mio caffè.
– Non mi presenti i tuoi amici?
Era sempre imbarazzante sfondare
i pregiudizi e spiegare che Carlo era un uomo colto e pieno di risorse. Fra noi
non c’era mai stato nulla e, a dirla tutta, neanche mi attraeva più di tanto.
Un buon amico e collaboratore. Forse meglio di alcune serpi che mi stavano
circondando alla convention da quella mattina.
– Abbiamo firmato, dunque posso
darvi l’anteprima – dissi. C’era di buono che i tre colleghi che si trovavano
con me in quel momento non erano ascrivibili alle serpi. – Carlo dirigerà un film
tratto da un mio racconto.
– Un fantasy, ovviamente. – La
risatina del Giorgi stava quasi per farmi cambiare idea.
– Non un porno. – Ma feci bene
a confidare nello spirito di Carlo. – Un erotico.
Qualche “ah” più o meno
spontaneo si alzò dai tre, e mi chiesi se mi stessero invidiando o compatendo,
tanto più che dal padiglione adiacente a quello in cui ci eravamo trovati per
la presentazione dell’antologia, stavano sopraggiungendo alcuni ‘personaggi’
che attirarono l’attenzione dei miei compagni. Idea bizzarra ma simpatica
quella di unire i due mondi all’interno della stessa manifestazione.
– E io ti presento il mio
collega. – Seguii la direzione del braccio di Carlo, ma la calca non mi permise
di capire a chi stesse gesticolando. – Volevo dire ex collega.
Poi misi a fuoco l’immagine che
stava rispondendo al saluto di Carlo.
Diciamocelo, sapevo chi era, e
mi sentii impacciata.
– Lui è Dario. – Gli strinsi la mano, mentre
Carlo continuava a blaterare. – Ho chiesto anche a lui di partecipare al
progetto, ma ormai è fuori dal giro. – Batté una mano sulla spalla dell’amico e
mi occultò la percezione di qualsiasi altra presenza. – Come va la tua nuova
attività? – Poi si voltò verso di me. – Dario adesso lavora per uno studio
grafico. Fa illustrazioni e-sa-ge-ra-te!
L’altro sembrò imbarazzato e il
fatto mi divertì. – Bene. Sto anche studiando. – Poi si voltò verso un altro paio
di persone alle sue spalle. – Noi pensavamo di farci una pizza più tardi, resti
con noi?
– Sicuro – rispose Carlo, già
osservandomi con curiosità. – Vieni anche tu?
– Io sarei un po’ stanca e...
– Sì – rispose senza finire di
ascoltarmi. – Viene anche lei.
Lanciai un’occhiata ai colleghi
che già si stavano defilando. Evidentemente non solo non avrebbero accettato
l’invito, ma mi sarebbero stati grati se avessi potuto evitare di invitarli.
Così li salutai, mentre gli altri si prendevano un aperitivo.
Con Dario c’era un uomo di
mezza età e una nota diva amica di Carlo. Si misero a confabulare, mentre
l’altro uomo sorseggiava un drink. Così, quando vidi che l’unico rimasto senza
interlocutore era Dario, mi sentii sprofondare. – Così hai rifiutato l’ingaggio
di Carlo – sbottai cercando un gancio qualunque.
– Già – replicò lui alzando una
spalla. – Ormai ho altro a cui pensare. Però sono stato onorato dal suo invito,
mi auguro vada per il meglio.
– E che ci fai qui oggi?
Aggrottò le sopracciglia e abbozzò
un sorriso che mi incuriosì. – Sono qui come spettatore. – Ammiccò i tre alle
sue spalle. – E volevo salutare qualche vecchio amico. – Poi si rabbuiò e mandò
giù un sorso. – Gli altri per me sono morti.
Se voleva trovare un modo per
farmi dimenticare qualsiasi abbozzo di conversazione c’era riuscito benissimo.
Fortuna che Carlo se ne uscì
con una fragorosa risata e la distrazione che ne conseguì ci permise di
arrivare alle macchine con qualche chiacchiera di convenienza.
– La porti tu? – Ma la perfida
trovata di Carlo mi gelò. – In cinque non ci stiamo. – Ebbi la mistica
sensazione, dallo sguardo che mi lanciò, che lo avesse fatto di proposito. Data
la situazione, se proprio dovevamo dividerci, avrebbe potuto darmi lui il
passaggio, e non l’amico semisconosciuto. Gli sembrava davvero il caso di
combinare? Credeva che un tipo come me potesse interessare a quel surrogato di
mitologia ellenica che mi stava aprendo lo sportello della macchina?
– Ci vediamo là – risposi a
Carlo sottintendendo un ringhio che speravo tanto recepisse.
Il viaggio non fu breve quanto
avrei sperato. Le curve non finivano mai. Non che mi dispiacesse, ecco. Ogni
tanto mi voltavo per sbirciare quel profilo perfetto, il sorriso appena
accennato e i capelli che scivolavano luminosi sulla giacca. Un attentato
all’isteria.
– Hai mai scritto niente di
illustrato? – mi chiese.
– Fumetti?
– No, in generale, anche roba
per bambini.
Il pensiero di parlare con lui
di illustrazioni per bambini mi fece scappare un sorrisetto che non gli sfuggì.
Balbettai qualche scusa, e lo vidi sorridere nel tentativo di compiere una
manovra. Mi sentivo una deficiente e probabilmente era quella l’impressione che
stavo dando di me. Così tentai di rammendare il tutto con un: – No, non mi è
mai capitato, ma se dovesse succedere per una collaborazione di questo tipo
saresti disponibile? – Saresti
disponibile? Dissimulare la voglia di sogghignare era diventato ormai
impossibile, così mi lasciai andare a una catartica risata.
– A Carlo ho detto di no perché
non mi va più di frequentare l’ambiente – mi rispose pacato, ma con una nota di
disappunto. – Però una cosa del genere poterebbe essere divertente. – Tirò il
freno a mano e mi lanciò un sorriso che mi fece avvampare. – Perché no?
La compagnia, la pizza e la
birra allentarono la tensione e me lo fecero apprezzare per quello che si
mostrava: un uomo cordiale e brillante. Più che passavano le ore, però, e più
che lo vedevo anche come la cosa più bella che avessi mai incrociato in vita
mia e lo scherzo di Carlo nel lasciarmi sola con lui mi aveva infuso strani
pensieri che avrei voluto evitare, anche perché non ritenevo di avere la benché
minima speranza di realizzarne almeno uno.
Sperai così che fosse Carlo a
riaccompagnarmi alla macchina, di salutare Dario come se fosse l’ultima volta
che ci vedevamo e di non scambiarci né contatti né baci.
Balle.
Così quando Carlo mise in atto
il secondo tempo del suo stratagemma, mi sentii invadere da un esercito di
farfalle. Non solo di quelle che si annidano nello stomaco, ma... dappertutto.
L’unico particolare che sgradii,
perché diverso dai pronostici fantasticati, fu il bacio della buonanotte sulla
guancia; dato che le gambe mi avevano ormai retto fino a quel punto, avrei
preferito chiudere in bellezza, ma evidentemente le mie aspirazioni erano
andate troppo in là.
– Appena arrivo a casa ti
faccio richiesta su Facebook, così scuriosi fra i miei album di disegni.
La mia curiosità però era relazionata
ad altri tipi di collezione che potevano riguardarlo, e la prima cosa che feci
quando ripresi possesso del mio pc non fu esattamente aprire l’home page di Facebook.
Aggiornai l’antivirus e mi feci
una cultura sul suo passato.
La cosa che mi lasciò senza
fiato fu che, talvolta, da quanto era... bravo a recitare, non sembrava neppure
che stesse facendo sesso. Lui faceva l’amore. Con tutte. Per quanto potesse
apparire ridicolo, data la sua prorompente fisicità, spesso mi ritrovavo a
osservarlo in volto più che altrove. Dispensava sesso, ma anche tenerezze. Quello
che lui faceva fra le loro cosce era un bacio d’amore alla bocca della legittima
fidanzata.
Eppure c’era qualcosa che non
riuscivo a decifrare. Come il particolare sbagliato all’interno di una vignetta
di un periodico di enigmistica.
Sfogata la mia voglia di stare
con lui, aprii il social network e trovai la sua richiesta di amicizia. Scrutai
i suoi gusti musicali, letterari e cinematografici e mi ritrovai a sbattere la
testa nello schermo convinta di essere sempre più infatuata; così, all’apparire
del suo messaggio privato, composi il numero di Carlo.
– Tornata sana e salva?
– Più o meno.
– Simpatico Dario, no?
– Più o meno.
– Ti sento monotona stasera.
– Lo hai fatto apposta, vero?
– Cosa?
– Potevi riaccompagnarmi tu.
– Lo trovi antipatico?
– Dai, hai capito benissimo.
– Se ti riferisci al fatto che
ti mette in imbarazzo trovarti in un auto con un ex pornodivo dovresti sentirti
ancora più in imbarazzo a trovatrici con un pornodivo.
– Non vorrei sembrare
Mariangela Fantozzi che dice a Brad Pitt che le fa schifo, ma non sei il mio
tipo.
– Perfetto. Ho sempre desiderato
un’amica disinteressata.
– Falla finita!
– Ah! – E il suo risolino mi
devastò. – Vuoi dire che ti intriga pure troppo?
Sbuffai. – Ma tu quanto lo
conosci?
– Se vuoi sapere se vado a
riferirgli qualcosa che mi hai detto, sappi che sono più in confidenza con te. Quando
vi rivedete?
– Ecco, volevo appunto leggerti
il pm che mi ha inviato. – Silenzio. – Ci sei?
– Sì-sì, stavo aspettando.
Mi schiarii la voce e presi a
leggere: – Grazie per la piacevole serata. Era da molto tempo che non ne
passavo una così. Se ti va dai una sbirciata ai miei album. Un bacio, Dario.
– Carino.
– Sì, ma non mi pare mi abbia
chiesto di rivederci.
– E chiediglielo tu.
– Non lo farei mai.
– Devi essere più disinibita!
– Carlo!
– Ma una sbirciata l’hai data?
Balbettai. – D-dove?
– No! – E scoppiò a ridere. – Dimmi
che hai sbirciato altro!
– Ma smettila!
– Però ti ha mandato un bacio.
– E basta.
– E ti ha anche detto che è
stata una piacevole serata.
– Una carineria come un’altra
per chiudere il discorso.
– Avrebbe anche potuto non
scrivertelo.
– Sì, però...
– Ascolta, ti ho detto che ho
sempre cercato un’amica disinteressata, non che voglio farmi le paranoie delle amiche.
– E allora che dovrei fare?
– Chiedigli di rivedervi! Hai
il gancio dei disegni.
– Li posso vedere via Internet.
– Fai come ti pare, poi non
venirmi a dire che ti stai mangiando le mani.
– Mi sembra un po’... – Non
sapevo neppure io cosa avvertivo di sbagliato, ma provai a spiegarglielo: – Credo
che lui sia più disinibito di me, se avesse voluto altro me lo avrebbe fatto
capire.
– Forse pensa che non ti
interessi.
– Che idiozia!
– Perché dai tutto per
scontato?
– Non so, l’ho visto frenato. Sai
se si è dato all’altra sponda? È impegnato? – Il silenzio all’altro capo mi preoccupò.
– Qualcosa c’è, ma non so se è
questo a frenarlo.
– Cioè?
– Parlane con lui.
– Ora mi hai incuriosita e me
lo dici!
– Meglio di no. – Il tono serio
m’innervosì. Qualcosa che riguardava il suo passato? Il suo lavoro? Un amore
tormentato? Stavo correndo troppo con la fantasia. Amore, sesso... per uno che
mi aveva dato solo un bacio sulla guancia.
– D’accordo, ci sentiamo domani.
– Okay, però tienimi
aggiornato.
Quando richiusi la
comunicazione lessi e rilessi il pm di Dario, ma restò come le sue scene di
sesso: intriso di quel particolare che non riuscivo decifrare.
Così attesi un po’ a rispondere:
qualche commento vago ai disegni che erano effettivamente suggestivi. Se non
altro aveva almeno un paio di talenti innati.
Il tutto restò su un piano
impersonale, nessun accenno a incontri futuri; ma notai che anche se solo con
brevi messaggi, trovava sempre un pretesto per scrivere.
Più che passavano i giorni e
più che lo trovavo interessante e se talvolta ritardava nel farsi sentire, andavo
in crisi.
Ormai ero stracotta e Carlo
avrebbe dovuto aiutarmi in qualche modo.
Colse così l’occasione
dell’inizio delle riprese del film per invitarci sul set insieme ai due
compagni di pizzata. Solo un ritrovo fra amici, la curiosità di festeggiare
l’inizio dell’avventura, ma l’elettricità che avvertii nell’aria quando me lo
ritrovai davanti non mi aiutò.
Non gli ero indifferente e
Carlo mi confermò l’impressione. Non fu dunque facile nel corso della pausa
incamminarmi per i prati soleggiati che circondavano il set con lui al fianco.
Faceva caldo. Era vestito di
chiaro, si era legato i capelli e teneva la giacca appoggiata sulla spalla,
lanciando qualche calcio alla ghiaia. Credevo di conoscerlo ormai, ci sentivamo
tutti i giorni, ma il ritrovarmelo accanto di persona mi metteva in difficoltà.
E il disagio aumentò quando
dopo qualche chiacchiera di convenienza indossò l’espressione accigliata.
Ci fermammo in una piccola
radura, mi si accoccolò accanto e compresi che era arrivato il fatidico momento
del ‘però’.
Si appoggiò con una mano sull’erba
e mi guardò negli occhi. – Se una sera ti chiedessi di uscire, accetteresti?
– Perché no?
– Io uscirei volentieri con te,
mi piaci molto.
Dal modo in cui mi guardava
pareva vero. Mancava ancora il ‘però’.
Volse lo sguardo, rabbuiato, e
mi lasciò sospesa. – Volevo dirtelo prima che tu lo venga a sapere da qualcun
altro. – Mi sentii gelare il sangue quando tornò a guardarmi, cupo. – Sono
sieropositivo...
Continua a leggere su Romance Magazine.
Continua a leggere su Romance Magazine.
Nessun commento:
Posta un commento