WRITERS MAGAZINE ITALIA - Anno 6 - Numero 21 - Dicembre 2010 - Intervista a Barbara Baraldi (pp. 39-42)
Ciao Barbara, l’ultima volta che ti ho
intervistata per Horror Magazine mi avevi anticipato che il tuo prossimo lavoro
sarebbe stato “una storia di formazione intrisa di amore e di morte. Con un
elemento soprannaturale a guidare la trama.” Ora che hai mantenuto la promessa,
puoi raccontarci come ti è venuta l’idea?
Ricordo che era un
sabato sera ed ero stanchissima. Decisi di restare in casa a guardare un film.
Mi è venuta, prepotente, la voglia di rivedere “Dracula” di Coppola. Penso si
tratti di una delle più struggenti storie d’amore di sempre. “Ho attraversato
gli oceani del tempo per trovarti…” recita Gary Oldman alla sua Mina. E così è
nato in me il desiderio di scrivere la mia storia d’amore tra una fanciulla e
una creatura soprannaturale (anche se non si tratta di un vampiro).
Puoi spiegare a chi non ha ancora letto il
romanzo cosa intendi “per romanzo di formazione”? Per un testo horror/urban
fantasy è una definizione insolita...
Sono
appassionata della letteratura del Romanticismo, e Goethe e Stendhal sono tra i
miei autori preferiti. Non ricordo quante volte ho riletto “Il rosso e il nero”!
Considero “Scarlett” un romanzo di formazione perché la protagonista deve
affrontare una serie di vicissitudini che la portano a crescere durante l’arco
della narrazione. La sua evoluzione passa attraverso il superamento delle sue
paure; Scarlett deve combattere per cercare di salvare il suo amore, oltre che
la sua vita.
Sei nota per l’accurata caratterizzazione
dei personaggi femminili, mentre stavolta largo spazio è stato dato anche a
quelli maschili. Si è trattato di un caso o avevi voglia di sbizzarrirti? Ce
n’è per tutti i gusti...
Durante
un’intervista per la televisione inglese, ho potuto parlare a lungo dei
personaggi femminili nei miei romanzi. Troppo spesso nel noir la donna finisce
per avere un ruolo stereotipato e troppo spesso assume quello di ‘vittima’. I
miei personaggi femminili, così forti ma allo stesso tempo fragili e sempre
alla ricerca di un modo per migliorare la propria condizione, hanno molto
colpito il mio intervistatore. Ma do grande importanza anche ai personaggi
maschili. Il Marcello di “Lullaby - La ninna nanna della morte” è fortemente
caratterizzato, coi suoi difetti, le sue abitudini malsane, i sogni più grandi
di lui. Molti lettori lo hanno percepito tanto reale da chiedermi se non esista
davvero, da qualche parte. E invece me lo sono inventato di sana pianta. Come
ho creato ogni aspetto dell’universo di “Scarlett”. Ho cercato di costruire un
mondo variegato in cui il lettore potesse immergersi e cercare le proprie
simpatie e le proprie antipatie. Amo descrivere i miei personaggi fino a
renderli ‘reali’ e a mano a mano che procedo con la narrazione sono loro a
prendere la mano, fino a che non li sento ‘respirare’. Non faccio distinzioni
di sorta tra maschili o femminili, dipende unicamente dalla storia che voglio
raccontare.
Ma da dove vengono i Dead Stones? Sia in
riferimento alla storia che alla tua mente...
Quella dei Dead
Stones è una band sospesa tra i miti musicali del passato e del presente. In
Vincent c’è qualcosa di Jared Leto e qualcosa di Axl Rose. Lo immaginavo
introdurre l’esibizione sul palco dell’Infierno con un urlo acuto simile a
quello che dà inizio a “Welcome to the jungle”. Mikael suona il basso
curvandosi su di esso come se lo abbracciasse, come Simon Gallup dei Cure, e
compone una canzone per Scarlett, “Girl from stars”, ispirata dai componimenti
dell’immortale Duca Bianco, David Bowie. Per la chitarra mi sono lasciata
trasportare dai riff dei Placebo. Invece Dagon, il batterista, ha
un’impostazione metal. A quel punto l’associazione tra musica rock e demoni è
venuta spontanea.
La musica è uno dei tuoi temi ricorrenti e
qui abbiamo addirittura una band. Puoi rivelare ai nostri lettori i nomi di
alcuni tuoi artisti di riferimento?
A quanto già
detto nella domanda precedente aggiungo Joy Division, Bauhaus, The Cramps,
Depeche Mode, White lies, e poi Bat for Lushes e The Organ per le notti di
malinconia. Spostandomi in Italia: gli Afterhours, perché a volte mi sento
“Vedova bianca” e altre “Piccola iena”, i Marlene Kuntz. E poi i CCCP, che
ballo per ricaricarmi. Mi fermo qui, lo sai che potrei andare avanti
all’infinito.
Cosa ti ha fatto propendere per
un’ambientazione toscana al posto della tua amata Emilia, sempre al centro del
tuoi precedenti lavori?
Amo la Toscana e
quando posso vengo a visitarla in una delle mie improbabili gite senza cartina.
Mi sembrava particolarmente adatta alle atmosfere gotico-romantiche di
Scarlett.
Il tuo stile ormai è riconoscibilissimo,
anche attraverso più generi. Quali sono i consigli che daresti a un esordiente
già smaliziato con la tecnica ma ancora alla ricerca di una sua cifra?
Di non lasciarsi
condizionare dalle mode, di seguire sempre la propria inclinazione. Di scrivere
anche poco, ma tutti i giorni: la scrittura è un’amante che richiede
attenzioni. Di rileggersi perché la riscrittura è importante quanto la
scrittura. E ancora: di leggere tanti libri. Io ne leggo almeno uno a settimana
e quando sono in vacanza posso arrivare a un libro al giorno. Ho detto vacanza?
L’unico problema è che non ricordo quando è stata l’ultima.
interessante
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