lunedì 30 gennaio 2012

Intervista a Barbara Baraldi

Quest'oggi voglio riproporvi un'intervista da me condotta a Barbara Baraldi, incentrata perlopiù sull'uscita del primo volume di Scarlett (Mondadori), per il numero di dicembre del 2010 della Writers Magazine Italia (Delos Books).

WRITERS MAGAZINE ITALIA - Anno 6 - Numero 21 - Dicembre 2010 - Intervista a Barbara Baraldi (pp. 39-42)

Ciao Barbara, l’ultima volta che ti ho intervistata per Horror Magazine mi avevi anticipato che il tuo prossimo lavoro sarebbe stato “una storia di formazione intrisa di amore e di morte. Con un elemento soprannaturale a guidare la trama.” Ora che hai mantenuto la promessa, puoi raccontarci come ti è venuta l’idea?

Ricordo che era un sabato sera ed ero stanchissima. Decisi di restare in casa a guardare un film. Mi è venuta, prepotente, la voglia di rivedere “Dracula” di Coppola. Penso si tratti di una delle più struggenti storie d’amore di sempre. “Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti…” recita Gary Oldman alla sua Mina. E così è nato in me il desiderio di scrivere la mia storia d’amore tra una fanciulla e una creatura soprannaturale (anche se non si tratta di un vampiro).

Puoi spiegare a chi non ha ancora letto il romanzo cosa intendi “per romanzo di formazione”? Per un testo horror/urban fantasy è una definizione insolita...

Sono appassionata della letteratura del Romanticismo, e Goethe e Stendhal sono tra i miei autori preferiti. Non ricordo quante volte ho riletto “Il rosso e il nero”! Considero “Scarlett” un romanzo di formazione perché la protagonista deve affrontare una serie di vicissitudini che la portano a crescere durante l’arco della narrazione. La sua evoluzione passa attraverso il superamento delle sue paure; Scarlett deve combattere per cercare di salvare il suo amore, oltre che la sua vita.

Sei nota per l’accurata caratterizzazione dei personaggi femminili, mentre stavolta largo spazio è stato dato anche a quelli maschili. Si è trattato di un caso o avevi voglia di sbizzarrirti? Ce n’è per tutti i gusti...

Durante un’intervista per la televisione inglese, ho potuto parlare a lungo dei personaggi femminili nei miei romanzi. Troppo spesso nel noir la donna finisce per avere un ruolo stereotipato e troppo spesso assume quello di ‘vittima’. I miei personaggi femminili, così forti ma allo stesso tempo fragili e sempre alla ricerca di un modo per migliorare la propria condizione, hanno molto colpito il mio intervistatore. Ma do grande importanza anche ai personaggi maschili. Il Marcello di “Lullaby - La ninna nanna della morte” è fortemente caratterizzato, coi suoi difetti, le sue abitudini malsane, i sogni più grandi di lui. Molti lettori lo hanno percepito tanto reale da chiedermi se non esista davvero, da qualche parte. E invece me lo sono inventato di sana pianta. Come ho creato ogni aspetto dell’universo di “Scarlett”. Ho cercato di costruire un mondo variegato in cui il lettore potesse immergersi e cercare le proprie simpatie e le proprie antipatie. Amo descrivere i miei personaggi fino a renderli ‘reali’ e a mano a mano che procedo con la narrazione sono loro a prendere la mano, fino a che non li sento ‘respirare’. Non faccio distinzioni di sorta tra maschili o femminili, dipende unicamente dalla storia che voglio raccontare.

Ma da dove vengono i Dead Stones? Sia in riferimento alla storia che alla tua mente...

Quella dei Dead Stones è una band sospesa tra i miti musicali del passato e del presente. In Vincent c’è qualcosa di Jared Leto e qualcosa di Axl Rose. Lo immaginavo introdurre l’esibizione sul palco dell’Infierno con un urlo acuto simile a quello che dà inizio a “Welcome to the jungle”. Mikael suona il basso curvandosi su di esso come se lo abbracciasse, come Simon Gallup dei Cure, e compone una canzone per Scarlett, “Girl from stars”, ispirata dai componimenti dell’immortale Duca Bianco, David Bowie. Per la chitarra mi sono lasciata trasportare dai riff dei Placebo. Invece Dagon, il batterista, ha un’impostazione metal. A quel punto l’associazione tra musica rock e demoni è venuta spontanea.

La musica è uno dei tuoi temi ricorrenti e qui abbiamo addirittura una band. Puoi rivelare ai nostri lettori i nomi di alcuni tuoi artisti di riferimento?

A quanto già detto nella domanda precedente aggiungo Joy Division, Bauhaus, The Cramps, Depeche Mode, White lies, e poi Bat for Lushes e The Organ per le notti di malinconia. Spostandomi in Italia: gli Afterhours, perché a volte mi sento “Vedova bianca” e altre “Piccola iena”, i Marlene Kuntz. E poi i CCCP, che ballo per ricaricarmi. Mi fermo qui, lo sai che potrei andare avanti all’infinito.

Cosa ti ha fatto propendere per un’ambientazione toscana al posto della tua amata Emilia, sempre al centro del tuoi precedenti lavori?

Amo la Toscana e quando posso vengo a visitarla in una delle mie improbabili gite senza cartina. Mi sembrava particolarmente adatta alle atmosfere gotico-romantiche di Scarlett.

Il tuo stile ormai è riconoscibilissimo, anche attraverso più generi. Quali sono i consigli che daresti a un esordiente già smaliziato con la tecnica ma ancora alla ricerca di una sua cifra?

Di non lasciarsi condizionare dalle mode, di seguire sempre la propria inclinazione. Di scrivere anche poco, ma tutti i giorni: la scrittura è un’amante che richiede attenzioni. Di rileggersi perché la riscrittura è importante quanto la scrittura. E ancora: di leggere tanti libri. Io ne leggo almeno uno a settimana e quando sono in vacanza posso arrivare a un libro al giorno. Ho detto vacanza? L’unico problema è che non ricordo quando è stata l’ultima.


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